Chi sa dare risposta agli interrogativi?

Bata - Via Roma - Acri

Vi sono domande che, a volte, ci frullano nella testa e che quanti si occupano di storia antica non si pongono o, almeno, non ci risulta che si pongano.

Gli storici acritani si rifanno, come di consueto, ad altri, ma non ricercano seriamente su aspetti, che potrebbero e dovrebbero essere fondamentali, per conoscere da dove veniamo. Chi non è di Acri preferisce ignorare questo “borgo selvaggio”, come l’ha definito qualcuno, o, nella migliore delle ipotesi, ripetere stancamente quanto hanno scritto altri.

Una domandina semplicissima la vogliamo azzardare noi: – Come mai Acri ha mantenuto intatto il suo vastissimo territorio fino alla venuta degli Albanesi (1470 circa), quando s’insediarono nei feudi disabitati o quasi? -. E ancora: – Come mai essa stretta tra due potenze: Sibari e Crotone non è stata mai invasa? –

Va precisato, tenuto conto, come riportano gli storici fino al medio evo, che Acri, anche dopo la venuta degli Albanesi continuò ad avere la giurisdizione sui “villaggi”, in cui si erano insediati, il territorio arrivava fino a Turio. Un esempio eloquente si ha nel raro verbale d’una seduta del Parlamento della locale Università, tenuta nel 1765, nel quale si legge: “Casale di Vaccarizzo, che sta situato nel territorio di questa cennata terra di Acri”,

Padula, in un suo manoscritto inedito, riguardo alla Sila fa una precisazione: “Ed Acri possedendo la massima parte della Sila greca veniva ad essere città frontiera della Sibaritide”.

Potremmo portare, a documentare quanto sostenuto, la miriade di storici napoletani.

Non sarebbe inutile, ancora, leggere la difesa dei Comuni albanesi, contro il Comune di Acri, ad opera di Guglielmo Tocci, per avere chiaro quanto suddetto. Egli, dovendo dimostrare, fra l’altro, la promiscuità cita la sentenza del 28 novembre 1811, nella quale si evidenzia che essa continuò fino a quei tempi.

Viene da formulare nuovamente una domanda: – Come mai un territorio, decantato dagli storici citati per la feracità, non fece gola a quei contendenti delle colonie greche? Acri, nome greco o come si chiamasse nell’antichità, perché faceva paura? Possedeva qualcosa che fece astenere sia Sibari, sia Crotone dall’invaderla per farne una loro colonia?

Le mie argomentazioni, come al solito, verranno lette con sospetto dai sapienti storici nostrani e non. Nessuno di loro, però, ha studiato e indagato questo territorio, che potrebbe serbare non poche sorprese.

La storia di Acri, sotto ogni punto di vista, è stata ed è ignorata.

Un esempio? Ne ho scritto altra volta: il movimento basiliano, proliferato su questo territorio, pur essendo di non poca consistenza, è ignorato dagli studiosi. Eppure tanti toponimi e tracce danno risposte a chi sa e ha voglia di indagare.

Quando non si sa dare risposte, copiando da scritti precedenti, si preferisce sentenziare: – Ad Acri non c’è stato mai nulla -.

Ricordo a costoro che quando scrissi, per la prima volta, sulle origini di Acri, dietro le spalle, si disse che le mie argomentazioni erano quelle di un folle. Il ritrovamento di Colle Dogna ha dato ragione al folle e i cosiddetti “normali” si sono affannati a dire, come se lo avessero saputo da sempre, che era vero: Il territorio di Acri era abitato prima della venuta dei Greci.

Allora: storici nostrani e non studiate e indagate il territorio. Voi, così saggi, date risposte certe a chi folleggia e non è riuscito finora a darsele.

Giuseppe Abbruzzo

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