Acri 1893 – Basilica di S. Angelo: posa della prima pietra

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Avvenimento importante per Acri fu la posa della prima pietra della Basilica di S. Angelo. La cronaca fu stesa dal sac. Gennaro Azzinnari: “Addi 11 del mese passato (?) in sulle 5 pomeridiane, il P. Giacinto per delegazione dell’illustre Vescovo di S. Marco e Bisignano, Mons. Stanislao M. De Luca, benedì la prima pietra della nuova chiesa. (…) Temiamo di dire meno della verità, se noi si afferma che vi assistettero buona parte del popolo e quanto di più intelligente e di più eletto ha la nostra cittadinanza. Fin dalle 3, uomini e donne, vecchi e fanciulli, artigiani e contadini percorrevano a frotte le vie per recarsi nell’orto dei Cappuccini, dove sarà costruito il vasto ed elegante edificio. Alle 4,50 intervennero il Sindaco con la Giunta e il Consiglio comunale, le autorità civili a militari, e una rappresentanza del clero, parecchie signore e quasi tutti i gentiluomini e i notabili del paese. (…) Quando l’egregio Definitore Generale implorò sulla detta pietra i favori celesti e, messala nel luogo destinato, vi spruzzo l’acqua santa, di cui asperse pure, girandoli attorno, i fossati per le fondamenta, vedemmo spuntare in molti cigli lagrime di tenerezza”.

P. Giacinto Osso da Belmonte sottolineò che con quella benedizione prendeva il via “una buona ed egregia opera; dacchè si ha bisogno d’una chiesa per la popolazione acrese, ormai tanto cresciuta. In Acri presentemente è necessario erigere un monumento a un grande Concittadino, il quale ha come Beato Angelo; e il monumento al Beato non può essere che la chiesa. Fece ancora un po’ di storia dell’idea di fabbricare questa chiesa e dei diversi punti ove la stessa dovea sorgere; e che in ultimo si venne nella determinazione di fabbricarla un po’ distante dall’antica e anche dal convento, ma che sarà allacciata al convento stesso per mezzo d’un dormitorio. E disse pure che la chiesa vecchia verrà conservata religiosamente come monumento d’antiche e venerate memorie”.

“Applausi fragorosi – sottolinea il cronista – coronarono la fine del simpatico discorsetto, che, pronunziato col cuore sulle labbra, ebbe la ventura d’insinuarsi nell’animo di tutti. Si grido: Evviva il Beato Angelo! Evviva il P. Giacinto!… E questo vibrate, spontanee, sincere acclamazioni furono ripetute entusiasticamente da centinaia e centinaia di bocche. Dappoi, in processione e con ordine perfetto, andossi nella vecchia chiesa, (la quale sarà restaurata a cura e a spese del lodato Padre) o là venne cantato un Te Deum e impartita la benedizione col Venerabile. La festa riuscì davvero brillante”.

L’estensore informa che il disegno della basilica è opera dell’architetto napoletano Filippo Botta e l’esecuzione “sotto la direzione del bravo ingegnere Antonio Palma, sarà effettuata, certo inappuntabilmente, dal capo d’arte Antonio Sicilia”.

Presidente della Commissione per la gestione era Francesco Maria De Simone, che, nel marzo 1898, indirizzò, a mezzo stampa, un “Preghiera ai Cattolici”. Vi si legge; “Le ossa venerate di questo grande e prodigioso Cappuccino, da quando fu onorato del nome di Beato dalla parola del Vicario di Gesù Cristo, riposano sotto un povero altare della chiesa del convento d’Acri. La quale chiesa, piccola e brutta anzichenò, al presente minaccia di rovinare per le lesioni che si veggono in tutte quasi le sue mal costruite mura. Se un bel giorno non vogliamo assistere allo spettacolo di vedere seppellito sotto le sue rovine l’altare insieme con le sacre ossa, è necessità pensare ad abbattere dalle fondamenta siffatta chiesa per costruirne un’altra più grande, più decente, più bella. Il bisogno poi di una chiesa più ampia ci viene imposto dal popolo, il quale, specie nella ricorrenza della festa del caro Beato, corre in folla a venerare Lui non solo da Acri, ma da molti paesi dei suoi dintorni ancora.

Or questa chiesa, come hanno fatto capire gli ingegneri, costerà una somma certamente non piccola”. La Commissione, perciò, ricorreva “alla carità dei Fedeli”, per portare l’opera a compimento. Si precisava: “affinché le elemosine riescano copiose, si è ordinata dai primi di gennaio di quest’anno una Messa settimanale all’altare del Beato a beneficio spirituale e temporale di tutti coloro che raccolgono o elargiscono le elemosine stesse. Tutti dunque son pregati a concorrere, specialmente i calabresi e gli italiani, alla pia e santa opera: i poveri da poveri, i ricchi da ricchi”.

Il Presidente concludeva col desiderio che “nei paesi ci siano dei collettori e delle collettrici per notare nella scheda, nome, cognome, patria ed offerta dei benefattori, o poi spedire in lettera raccomandate, unite alla scheda, le somme raccolte ad Acri (Provincia di Cosenza), al Superiore del Convento dei Cappuccini”.

Abbiamo dato notizie, ormai storiche, ma che hanno non poco interesse per chi vuol sapere sulla realizzazione della Basilica e per una pagina di storia patria.

Giuseppe Abbruzzo

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