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Afganistan. I diritti delle donne in Afganistan sono cambiati in maniera significativa nel corso degli ultimi anni, dal 2001 con la caduta del regime talebano che aveva imposto terribili limitazioni e con il ritorno dei Talebani nel 2021. Alle donne non vengono riconosciuti i diritti fondamentali. Non possono da sole, non possono vestirsi come vogliono, non possono frequentare liberamente la scuola in tutto il territorio afghano e non possono esercitare la loro professione.  Dal 20 settembre 2021 le ragazze afgane al di sopra dei 12 anni non possono andare a scuola e ci sono rigide restrizioni alla segregazione di genere nelle università. Oltre a perdere l’accesso all’istruzione e al lavoro, le donne affrontano crescenti minacce di violenza di genere e gravi restrizioni ai loro diritti alla libertà di movimento. Le donne afgane avevano ottenuto molto negli ultimi anni, oggi rischiano di perdere tutto. Si riuniscono nelle case private per continuare a studiare, rischiano la vita per questo.

Iran. Il 13 settembre 2022 Masha Amini, giovane donna curda è stata fermata dalla “polizia morale”. Viene trattenuta per essere interrogata, ricoverata dopo aver perso i sensi, è morta all’ospedale, torturata.  Il giorno dopo l’annuncio della sua morte sono esplose proteste nelle città di tutto il paese, e tutt’ora proseguono. La rivoluzione delle donne è un evento di una portata senza precedenti in Iran e nel mondo. Si sono uniti anche gli uomini contro il governo autoritario del regime islamico, tutti hanno un solo slogan: “Donna, vita, libertà”. Donne che bruciano i foulard, si tagliano i capelli in segno di lutto, sfregiano le immagini dei leader clericali; altre camminano provocatoriamente senza velo. Proteste orizzontali, una rivoluzione senza capi. Gli studenti universitari e delle superiori sono la forza sociale maggiore dietro le proteste, molti persino con l’appoggio di genitori e nonni e godono di grande solidarietà e supporto globale. Grandi manifestazioni di sostegno hanno avuto luogo in varie città europee e statunitensi. Le proteste continuano, ma purtroppo anche le morti. Gli iraniani dentro e fuori l’Iran vogliono la caduta delle istituzioni. È difficile immaginare gli esiti di queste proteste ma quel che è certo è che il popolo iraniano più giovane e istruito non intende più accettare le leggi e le norme della Repubblica islamica.

Italia. Il collettivo “Ultima Generazione” intende agire concretamente per lottare contro il cambiamento climatico e garantire una possibilità di futuro. Così parlano quelli di Ultima Generazione: “A causa delle troppe emissioni, legate in primis ai combustibili fossili, stiamo andando verso: un futuro segnato da carestie; un aumento delle temperature; epidemie sempre più frequenti; ondate di calore che uccidono; l’inferno climatico; la mancanza di cibo; un futuro di siccità; la sesta estinzione di massa; un futuro di alluvioni; un suicidio collettivo”. Ultima Generazione compie azioni di “disobbedienza civile nonviolenta”. Non solo gli scienziati gli danno ragione ma anche l’ONU che dichiara che stiamo andando verso l’inferno climatico con l’acceleratore premuto. Affermano sul loro sito: “abbiamo il dovere morale di ribellarci a questo genocidio programmato. Se non protestiamo, se accettiamo questo crimine senza ribellarci, ne saremo complici”.

Tre mondi, tre motivi di lotta che rappresentano istanza di carattere globali: diritti umani (delle donne in particolare) e diritti del pianeta si fondono insieme. È il livello di istruzione che lega queste generazioni. L’istruzione allena alla libertà, alla forza dei diritti e alla fatica della lotta. La scuola conta!

Assunta Viteritti

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