Frana Caccia, un intervento molto discutibile

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L’intervento che si sta realizzando sulla pendice della Caccia interessata da un movimento franoso i primi giorni di aprile, ci lascia molto perplessi, si sta creando infatti una brutta ferita nella montagna che non si rimarginerà più e che temiamo in futuro possa creare nuovi e peggiori danni.

Quella che volgarmente chiamiamo frana è stata, più correttamente, una colata di fango, la differenza non è solo accademica ma diverse sono le cause e diversi i rimedi; la frana è costituita dal crollo di materiale solido che rotola incoerentemente verso il basso, la colata di fango è il “colare”, lo scivolare, di una massa semiliquida costituita da fango e detriti. Le cause sono in gran parte diverse, la frana è quasi sempre causata dalla perdita di stabilità al piede e solo in parte dalle acque meteoriche, la colata di fango è causata sempre dall’eccessivo accumulo di acqua nel terreno a monte che finisce col trasformarsi in fango e colare poi verso valle comportandosi quasi come un liquido.

Sulla colata di fango della Caccia si sarebbe dovuto intervenire, a nostro avviso, con interventi leggeri, per lo più di ingegneria naturalistica, alleggerendo il punto di distacco della colata e rimuovendo il materiale  in eccesso senza gettarlo lungo il versante e nel bosco sottostante integro; regimentando le acque a monte, incanalandole fuori dalla pendice instabile; assicurandosi che le acque della sovrastante strada statale in nessun caso possano defluire sulla pendice; stabilizzando l’area percorsa dal fango con opere di ingegneria naturalistica (graticciate, stuoie rinforzate, idrosemina, impianto di alberi a rapido accrescimento e dal forte apparato radicale (robinia, ginestra ecc.); regimentando le acque lungo il percorso del fango; proteggendo la pendice dagli incendi estivi ecc..

Quello che si sta facendo invece  è creare una serie di scarpate e gradoni che, denudando in modo irreversibile il terreno, renderanno difficile se non impossibile la regimentazione delle acque; le scarpate infatti non trattengono affatto l’acqua ma ne accelerano il deflusso perché non assorbono, hanno elevata pendenza e sono prive di terreno vegetale e di vegetazione; il terreno denudato dallo smottamento era di poche centinaia di metri quadri, il bosco intorno era integro, il terreno denudato alla fine dei lavori in corso sarà di migliaia di metri quadri, centinaia gli alberi e le ceppaie rimosse; la colata di fango era di poche decine di metri cubi, il terreno che si sta asportando è migliaia di metri cubi; dove verrà mandata l’acqua che cadrà sulle scarpate denudate?; chi gestirà in futuro le migliaia di metri quadri di terreno nudo? Speriamo di sbagliarci, ma temiamo che sarà difficile garantire la futura stabilità dell’area.

Flavio Sposato

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