Studiosi di mineralogia ad Acri nell’800

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Nell’800, come si rileva da atti di alcune accademie, si effettuarono, da parte di noti studiosi, indagini mineralogiche sul nostro territorio. Successivamente, a quanto ci risulta, nessuno intese continuare quegli studi.

Ne scriviamo perché vi potrebbe essere fra gli studenti o laureati del settore un particolare interesse.

Riportiamo solo alcuni frammenti di relazioni, dalle quali risultano i luoghi dell’indagine.

Uno studioso di chiara fama, come riportato altra volta a proposito di Serra di Buda, fu Michele Arcangelo Scacchi (1810-1893).

Una domanda è d’obbligo: – Chi segnalò allo studioso “pietre” e luoghi su cui effettuare la ricerca? -. La risposta, da parte nostra, è: – Non lo sappiamo -. C’è da credere, però, che lo studioso e quelli successivi non vagassero per il vasto territorio, ma avessero notizie, se pure imperfette e dettate da impressioni.

I Lettori e gli interessati, ovviamente, saranno curiosi di leggere dei ritrovamenti, dei quali, lo dichiariamo subito, non siamo nelle condizioni di giudicarne il valore.

Giuseppe De Lorenzo comunica, in una relazione accademica, che Scacchi – dopo essersi occupato di Serra di Buda continuò le ricerche e “poi nella pegmatite granatifera dei pedali di S. Giorgio, sulle sponde del Mucone presso Acri, raccolse un grosso cristallo di granato, con struttura zonata e trasformazione centrale in clorite, in forma di icositetraedro meccanicamente deformato, le cui dimensioni sono rispettivamente di 6.5, 8 e 10 centimetri”.

La ricerca di Scacchi incuriosì altri studiosi? Informatori locali indicarono a Domenico Lovisato i luoghi da indagare? La risposta all’interrogativo, ovviamente, non si ha. Leggiamo, però, in una sua relazione accademica che una varietà di chinzigite s’incontra “dal Mucone a Luzzi”.

Egli è più preciso quando dice: “La chinzigite però che supera in bellezza ed in magnificenza tutte le altre comprese anche quelle di Spagna, di Germania e di Scozia, è quella che sotto Acri su pel Mucone prende il suo sviluppo verso la Sila sopra i graniti di quelle località”.

Lo studioso resta colpito dalle particolari striature, delle quali così ne scrive: “sono tali queste striature che non si può confondere questa specie di feldspato triclino col feldspato monoclino, come sarebbe l’ortoclasio, col quale solo raramente qua e là sembra associato in alcune varietà di chinzigiti precisamente del Mucone (…) inoltre sembra che talune varietà del Mucone contengano alquanto quarzo”.

Ancora: “L’albite si trova … nel granito delle sponde del Mucone sotto Acri (…) Amfibolo in piccoli cristalli o disseminato nel gneis dioritico sopra Acri”.

Si potrebbe continuare, perché l’indagine sul territorio sarà stata abbastanza minuziosa, come si evince dai vari riferimenti, ma seccheremmo oltremodo i non addetti al settore, come lo siamo noi.

Perché, allora scriverne? Per evidenziare che, per l’addietro, studiosi delle varie branche, non sappiamo perché e per come, furono interessati a questo territorio. Ne consegue una domanda: – Come mai, successivamente nessuno li imitò? –

Viene spontanea un’altra domanda: – Nell’Università della Calabria si studia questo, chiamiamolo impropriamente, settore?-.

In caso affermativo: – Quali ricerche e studi si sono prodotti, interessanti Acri? –

Il compito nostro è quello di evidenziare aspetti diversi riguardanti questo sconosciuto territorio, sotto tutti punti di vista, considerando, infine, che, ai giorni nostri, è incomprensibilmente, poco indagato, mentre lo è stato in tempi che sembrano lontani anni luce.

Giuseppe Abbruzzo

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