“L’utilità dell’inutile”, uno dei lasciti più importanti di Nuccio Ordine

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Circa una decina di anni fa, un amico fraterno ci fece dono di quello che sarebbe poi divenuto un best seller, “L’utilità dell’inutile”, appunto, appena pubblicato dal prof. Nuccio Ordine per Bompiani. Il testo ripercorre storicamente quanto di buono sia stato prodotto dall’umanità non legato al profitto, dalle opere di narrativa, filosofia, arte, etc. Nella società contemporanea, tutto ciò che non produce profitto immediato è considerato inutile. Ordine ha avuto il grande merito di rivalutare gli studi umanistici – il cosiddetto inutile, in quanto svincolato dalla logica capitalistica del profitto – e riproporli come strumenti essenziali. Avemmo, poi, l’occasione di ascoltarlo in una conferenza e ci colpì uno degli esempi che fece, che suonava più o meno così: “se io vado da un orologiaio per comprare un orologio, questi mi venderà l’oggetto, privandosene, a fronte di un guadagno e io, per acquistarlo perderò dei soldi. In sintesi, entrambi abbiamo acquistato qualcosa ma, al tempo stesso, abbiamo perso altro (l’orologiaio l’orologio, io i soldi). Il sapere umanistico è l’unico che, mentre arricchisce tutti, non comporta la perdita di alcunché. Un insegnante che spiega avrà un riscontro dai suoi alunni e questi, a loro volta, avranno appreso qualcosa senza rimetterci nulla”. Con dei concetti semplici e immediati era in grado di far capire alla gente che ci sono cose che hanno un valore immenso senza averne uno “oggettivo”. Il libro ebbe un enorme successo ed è stato come uno schiaffo dato a una società che vede nel profitto l’unico valore in cui credere. Il risultato è un generale inaridimento. Ora che ci è stato prematuramente “strappato” ci viene naturale guardare a quanto il suo passaggio su questa terra sia stato per noi proficuo, specie in un’epoca che tende a riconoscere solo il valore materiale delle cose. Eppure, siamo un Paese che su “l’inutile” ha campato e sta campando. Il Rinascimento ha rappresentato e rappresenta una “ricchezza fruibile” per alcune regioni, il cui turismo notevole è dovuto anche alle opere di quella stagione. Un altro paragone azzeccato che ci è rimasto impresso dalle lezioni che questo grade intellettuale andava divulgando per il mondo per avvalorare la tesi è quello secondo cui “l’inutile” abbia in realtà un valore intrinseco spesso superiore al valore oggettivo di una merce. La musica che scaturisce da un violino è indubbiamente prodotta da un oggetto, quindi da una merce ma senza la musica quell’oggetto non avrebbe valore e scopo. E’ la musica, dunque l’etereo, il non materiale, che da valore all’oggetto e non il contrario. Così come il nostro cervello ha senso e funzione perché in grado di pensare, nel momento in cui dovesse cessare il pensiero il nostro corpo sarebbe solo un’entità vegetativa, senza memoria né volontà né conoscenza. Grazie prof. Ordine, per averci insegnato il valore intrinseco e immenso de “l’inutile” in un mondo che vive di frivolezze e materialità. 

Massimo Conocchia .

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