Ancora sul mondo del magico

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Il mondo del magico affascina e non poco, perciò, vi ritorniamo, ancora una volta, per fare il punto su alcuni aspetti e far rilevare come un tempo, soprattutto chi avrebbe dovuto avere pietà di poveri diavoli o di persone innocenti, dichiarandosi cristiano, si sia accanita contro donne e uomini, marchiandoli come streghe e maghi.

Il rogo, secondo quei pii uomini, avrebbe dovuto purificare e le torture avrebbero dovuto far confessare quanto loro piaceva sentir dire per nettare le loro prave coscienze.

Cosa ne dite delle possessioni?

Se si parla, a volte, e la Chiesa, ancora, le riconosce.

Sentite cosa si racconta nella vita di S. Ilarione e cosa fa un’innamorata persa di un giovane, fino a divenire furiosa:

“ll Demonio che la possedeva gridava a S. Ilarione: – Tu mi fai patire i più crudeli tormenti, io non posso uscire di qua, se non mi scioglie colui che mi vi ha fatto entrare: sono incatenato sotto la soglia della porta con una lama di rame segnata di caratteri magici, e con un filo che la circonda. Allora S. Ilarione gli disse: – Bel potere è veramente il tuo di lasciarti legare in tal guisa da un pezzo di rame e da un poco di filo”, e senza neppure far tirar dalla soglia le cose dette scacciò il Demonio e guarì la giovane”.

La giovane innamorata o il demonio, in questo caso, hanno operato la magia?

Fate voi.

Un altro aspetto incuriosisce: le predizioni. Su di esse lucrano i cosiddetti maghi e spillano soldi ai creduloni. Le cronache, anche quelle dei nostri tempi, sono piene di questi personaggi e di abbindolati subdolamente.

Noi patiti della Storia e di quanto avveniva nell’antichità siamo andati a ricercare qualcosa su questo aspetto.

Plinio il giovane, scrive al suo amico Sura sulle apparizioni, e dice di ritenerle vere raccontando di Quinto Curzio Rufo.

Questi, questore in Africa, passeggiando, verso sera, sotto un portico, vide una donna di straordinaria grandezza e bellezza, che gli disse d’essere africana e gli assicurò che un giorno sarebbe tornato nello stesso paese da Proconsole.

Rufo concepì grandi speranze sulla promessa.

Tornato a Roma, con intrighi e regali vari – è sempre la stessa storia -, ottenne l’incarico di Questore e, poi, la Pretura dall’imperatore Tiberio.

Malgrado di umili natali, ammantato da detti incarichi, Rufo fu nominato Proconsole in Africa dove ebbe onori e trionfi.

Si dice che, al ritorno in Africa, sbarcato a Cartagine incontrò la donna della predizione.

Questo bastava a Plinio il giovane – persona istruita e grande studioso della natura, tanto da scrivere, in più libri, la Storia Naturale – per fargli credere la veridicità delle predizioni.

Va precisato, però, che la storia di Rufo non era nuova, né vissuta dal citato autore, essa era stata scritta molto tempo prima di lui da Tacito.

E, voi credete nelle previsioni?

Dite la vostra, perché io ho detto la mia, come si diceva a conclusione delle “rumanze”, che le nonne raccontavano le lunghe sere d’inverno, accanto a un gran fuoco.

Giuseppe Abbruzzo

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