Regno delle Due Sicilie: dal più ricco in estrema povertà!

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Regno delle Due Sicilie       milioni 443,2

Lombardia                                 “         8,1 

Ducato di Modena                    “         0,4

Parma e Piacenza                       “         1,2

Roma                                         “       35,3

Romagna Marche ed Umbria    “        55,3

Sardegna                                    “        27,0

Toscana                                      “        85,2

Venezia                                      “        12,7

Questi dati non li ha tirati fuori un mago dal suo cilindro, chissà per quale affare cabalistico. Né tantomeno li ha tirati fuori chi scrive per dimostrare chissà cosa. Non li si insegna a scuola e, forse, non li conosce l’insegnante, che non si stacca dal suo “prezioso” libro di testo.

A chi si deve, dunque, questa necessaria precisazione tenuta tanto segreta? Si deve a Francesco Saverio Nitti, che sentiva il bisogno di fare la seguente precisazione: “Il Regno delle Due Sicilie aveva due volte più monete di tutti gli altri Stati della Penisola uniti assieme”.

Chi, leggendo quanto riportato, sgranerà tanto d’occhi non meravigli nessuno. La scuola del libro di testo non abitua a leggere dell’altro e la sorpresa, di fronte a quanto si fornisce di nuovo, meraviglia e non poco.

Al di là di tutto, a me, che razzolo fra vecchi libri e giornali, viene da farmi e fare qualche domanda. – Che fine fece quella enorme ricchezza? Chi se l’è goduta? O, nella migliore delle ipotesi come è stata impiegata? A pro di chi? Dato che il depredato Meridione ricchissimo è stato ridotto in miseria.

Altra domanda: – Se il ricco Regno delle Due Sicilie da ricchissimo, contrariamente a quanto dicono i testi scolastici, s’è trovato in miseria qualcuno (chi?)  dev’essere responsabile.

Si è trattato di un turpe disegno?

Vorremmo sapere come quanti promettevano libertà e tutto il resto hanno preso parte o hanno assistito passivi a questo scellerato disegno.

Francesco II, lasciando Gaeta fece una considerazione presaga a un suo ufficiale: – Questi non vi lasceranno nemmeno occhi per piangere! -.

La Questione meridionale, della quale tanto si parla, è un voler riparare a questi torti? Perché se ne parla da tanto e non si risolve? Non dimentichiamo, però che quasi tutti, tratte qualche sparuto Liberale vero, hanno rappresentato, in seno al parlamento se stessi e non altri.

Acri ha avuto esempi luminosi.

Chi ha osato chiedere giustizia è stato tolto di mezzo, come ho dimostrato con documenti eloquenti su questo sito. Chi si ribellava fu bollato come brigante! Parlare di Risorgimento è facile, ma chiedersi a pro di chi, non certo del Meridione derubato, va taciuto. Ignoranza? Scarsa conoscenza del postunità?

Gli Uccelli grifagni, ossia i Gattopardi, sparirono dopo l’Unità? No si riciclarono e continuarono a sgovernare.

Adesso bisogna dare l’ultima mazzata al Meridione, per rendere veritiero, a pieno, la considerazione popolare: – Curnùtu e mazziàtu -. O, se volete qualcosa di più eloquente, anche se può fare arricciare il naso ai puritani, riportiamo la considerazione di chi subisce il danno e la beffa: – ‘U cudu ruttu senza ‘i cerasa! -.

Si dirà come al solito, tappandosi occhi, orecchi e naso: revisionismo.

Nell’aria si sente che verrà il colpo finale. Speriamo di essere cattivi profeti.

Per un commento sincero al tutto cediamo, al solito alla saggezza popolare, che metteva in bocca a chi da ricco si ritrovava nella più nera miseria: ca si sapissi chi sugnu e chid era, / cumu ‘na picciudìlla ciangerìa!                                    

Giuseppe Abbruzzo

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