Urge una voce autorevole e chiara in un mondo di odio e divisioni
Non sappiamo se i vari focolai di guerra disseminati nel mondo siano sufficienti per la definizione di Terza guerra mondiale. Certo è che la stagione presente si caratterizza per odi e divisioni in più parti. Altrettanto evidente è lo strabismo dell’Occidente, dell’Europa in particolare, che sembra avere occhi e interessi solo per l’Ucraina, mentre si gira dall’altra parte di fronte all’eccidio dei palestinesi.
Non una parola dal governo italiano, meno che mai dalla Commissione europea. E’ di questi giorni la conferma che l’Italia vende armi a Israele “ma non per colpire i civili”. L’attesa per il successore di Francesco era grande e altrettanto lo è la nostra cautela nel giudicare il successore.
Il paragone col predecessore dovrà necessariamente passare attraverso la chiarezza con cui denuncia in maniera trasversale i crimini e le brutture. L’eredità ricevuta da Leone XIV è pesante e, per certi versi, scomoda. Tornare indietro a un linguaggio attento e forbito, capace di accontentare tutti potrebbe nell’immediato risultare una scelta politicamente corretta ma porterebbe, inevitabilmente, a una valutazione sulla differente statura.
Francesco non era amato da tutti per il suo linguaggio immediato, per la ricerca di un dialogo con tutti, per il coraggio di denunciare senza la paura di infastidire.
Tutto questo lo esponeva ad attacchi trasversali: da parte del presidente ucraino per essersi proposto, all’inizio del conflitto, come mediatore (evidentemente scomodo); da parte del governo di Tel Aviv per essere stato tra i pochi a parlare della necessità di indagare se a Gaza fosse in atto un genocidio.
Oggi, di fronte a ciò che appare a tutti come la “soluzione finale”, comincia a sentirsi qualche voce dissonante anche nel nutrito fronte pro Israele. In un simile e convulso contesto, una voce autorevole potrebbe avere un ruolo non secondario, sul versante medio orientale come per l’Ucraina o sulla questione migranti (in Europa come negli Stati Uniti). Il Papa, concretamente, non potrà smuovere nulla.
Potrà, però, orientare e dirigere il mondo cattolico e non solo verso un atteggiamento di ferma condanna. Le sue parole, rese più forti dall’eco determinata dal silenzio e dall’indifferenza generale, potranno avere una forza dirompente.
Potranno forse attirare qualche antipatia ma riteniamo che una figura come il Papa non debba ricercare il politicamente corretto ma il giusto. La prudenza e l’opportunismo mal si conciliano con la funzione ecumenica e di costruttore di ponti (Pontifex, appunto), cui è chiamato il vescovo di Roma. Auguri a Leone XIV per il suo ruolo delicato e per nulla semplice.
Massimo Conocchia