Una ricchezza poco curata: le acque termali

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Nel 1842 si scriveva sulle acque termali del regno delle Due Sicilie. Tanti non avranno avuto la possibilità di leggerne e, noi, vogliamo riproporre quelle annotazioni ai nostri lettori.

Quelle note non solo hanno importanza storica, ma dimostrano quale fosse l’attenzione che si riponeva, in quegli anni, a una risorsa del territorio. Riportiamo quanto tratta dei Distretti della Calabria Citeriore, ossia della provincia di Cosenza, precisando che la trascrizione è pedissequa.

Ricordiamo che la Provincia era divisa in quattro Distretti: Cosenza, Paola, Castrovillari e Rossano.

Per il I° Distretto, si legge, riguardo a Cerisano: “frammezzo una roccia calcarea, scorre picciol ruscello di acqua solfurea, alquanto tiepida, di colore bianchiccio, la quale tramanda puzzo come di uova fradicie, ed al sapore lascia sulla lingua certo senso dolciato, leggermente frizzante. Credesi contenga solfato di calce e ferro, e solfato di calce con magnesia. Si usa in bagni e bevande, e nella dose di una libbra divien purgante. Ancora ha voce di giovare nelle rachitide, nelle scrofole, nell’acido dello stomaco, e nelle ostruzioni”.

All’epoca, per le notizie riportate, l’acqua descritta doveva essere ben nota e frequentata. Ora è caduta nel dimenticatoio? Perché?

Altra sorgente d’acqua termale è segnalata a Parenti, “in una terra detta Vivolo sopra la collina che prende nome dal Ferro ci ha una sorgente di acqua minerale poco più pesante dell’acqua comune, fresca, limpidissima e leggermente stitica. Vuolsi che contenga persolfato di ferro, ed acido carbonico: e davantaggio che in ogni libbra di acqua sieno quattro granelli di sole ferruginoso. Si è chiarita utile nelle fisconie addominali, nelle soccorrenze, nelle debolezze dello stomaco, nelle congestioni viscerali prodotte dalla febbre terzana, e nelle piaghe croniche delle gambe”.

Le domande poste di sopra valgono anche per questa acqua.

L’indicazione, riguardante il Distretto di Castrovillari è sommaria: “In alcune terre circostanti al Comune di Cassano trovansi due polle di acqua sulfurea; una fresca, tepida l’altra. Presso quest’ultima, di cui oggi non si fa uso alcuno, vedrai le rovine di antiche terme”.

Altra sorgente di acqua sulfurea si trova in Verbicaro.

L’autore delle segnalazioni si diffonde, poi, sul Distretto di Paola: “Nel fondo della vallea tra il Comune di Guardia, e ‘l monte di questo nome, sgorgano due rivoli di acqua minerale, calda l’una, fresca l’altra. Il Comune di Guardia, fondato son già tre secoli da’ Valdesi, ha circa un mille quattrocento abitanti, è distante otto miglia da Paola e ventotto da Cosenza, trovasi posto sur un altura poco lungi dalla marina. La campagna dove scorrono le acque facea prima parte del territorio di Foscaldo (Fons calidus): e le acque sono state più volte mentovate dagli storici delle Calabrie”.

Si riporta quanto scrivono il Barrio, nel libro II, cap. V della sua opera; e il Fiore nel p. II, cap. I. Quest’ultimo nel l. IV scrive: “sopra il mare si vede un castello chiamato Guardia, abitato da gente oltramontana (…) Quivi si ritrovano bagni molto salutiferi e medicinali”.

Continua l’autore delle rilevazioni: “Gran numero di gente suol concorrere a questi bagni; e non bastando le piccole case deputate ad accogliere i forestieri; vi si supplisce con capanne fatte di rami e foglie secche, le quali non di rado vanno in fiamme, come accadde nel passato anno (ndr 1840).

Intanto la niuna conoscenza che ha il volgo della qualità delle acque, il disagio comune a tutti, quel non serbarsi alcuna regola nel fare uso de’ bagni, e delle bevande, dovrebbe produrre molta peggioria negl’infermi, e pure veggonsi frequentissime e meravigliose guarigioni!”.

Leggiamo altre interessanti precisazioni: “Le vasche sono quattro, due per i bagni caldi e non hanno altro riparo o altra covertura che rami e foglie secche di alberi; e due per i bagni dove l’acqua termale e quella fredda penetrano mercé di un condotto. Ancora chi giace nella seconda cameretta, ch’è per le donne, dee aversi l’acqua che ha già servito nella stanza precedente.

Aggiungi esser le fabbriche mal concie e rose di continuo da un ruscello il quale in tempo d’inverno, ingrossando sconvolge le stesse sorgenti minerali. V’ha fondata ragione da sperare che quell’operoso Sottintendente porrà in miglior sesto le cose; già sappiamo lui aver fatta un’accuratissima relazione su tal proposito alle Autorità superiori”.

Il bagno si usava in preferenza “e con profitto nelle reumatologie croniche, nelle paralisi, nella contrazione de’ muscoli, nell’anchilosi reumatica, nelle malattie cutanee e psoriche, nelle piaghe delle gambe, nelle scrofole, e nelle rachitide”.

Ed ecco quanto si era raccolto riguardo alle analisi: “Ambo le acque col liscivio di potassa si decompongono e lasciano nel fondo del bicchiere un sedimento il quale si combina all’acido idroclorico, e rimane l’acqua limpidissima. Lo stesso effetto si ha dall’ammoniaca, ma il deposito è minore e di un turchino assai sbiadito; ch’è quanto dire che la magnesia a cui è unita la calce, si separa dall’acido carbonico, né lascia sospetto di potervi esser rame, come annunziava il color di azzurro….”.

Si continua col riportare altri particolari, per concludere: “La roccia donde sgorgano le acque è al tutto calcarea con grotte e fenditure fra mezzo alle quali incrostamenti di stalattiti, e solfo cristallizzato. La temperatura alla sorgente termale è di gradi 36 Reaumur; l’acqua fresca segna 10 gradi dello stesso termometro sullo zero. Quest’ultima è la più salubre, e di cui si fa maggior uso tuffandovisi spezialmente nel mese di Luglio”.

Queste acque termali, successivamente, furono poco propagandate e poco consigliate.

E, ora? Si chiudono le Terme di Guardia Piemontese!

Giuseppe Abbruzzo

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