Sconfiggi il rancore con il perdono

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Colui che non riesce a perdonare distrugge il ponte sul quale egli stesso deve passare.

Scrivo quando tutto ormai tace, quando il silenzio diventa maestro interiore. Prendo in mano la penna quando i pensieri si ricompongono, quando cerco pace per il cuore.

Ripenso a situazioni in cui le persone mi hanno girato le spalle, portandomi rancore tutt’ora. Poi, alla mia domanda di chiarimento, non hanno voluto rispondere. Silenzioso, subdolo, logorante, il rancorenon dà tregua a chi lo prova. Inquina la qualità della vita e delle relazioni.

Se non si interviene per scioglierlo, il rancore cresce fino a diventare incontrollabile. Tutti noi conosciamo persone rancorose, che si trascinano dietro pietre da scagliare. A farsi male, però, non sono gli altri, ma loro. Questo a forza di tenere in mano quel fardello che scotta, quella fonte di rabbia e odio.

Cos’è il rancore?

Il rancore è un sentimentomolto ricorrente. Lo prova, per esempio, chi è stato ferito, tradito o abbandonato dalla propria famiglia. Ne soffre chi è stato ingannato dal partner. Il rancore e la rabbia saranno la sua tomba prima ancora che la morte lo abbia raggiunto.

Le persone rancorose custodiscono una cassaforte. Dentro di essa nascondono il peso dell’offesa ricevuta, il dolore degli inganni, dei tradimenti o persino di un abbandono. La loro cassaforte è blindata per una ragione evidente: non vogliono dimenticare neanche unsecondo di quanto è successo.

Il rancore è caratterizzato da un elemento altamente nocivo: la cronicità. Così, tutto l’insieme delle loro ferite emotive viene compresso e messo al sicuro, trasformato in rabbia e in odio.

A questo tessuto psicologico si aggiunge anche un ultimo componente: il desiderio divendetta. Non per forza in senso stretto o in termini violenti. Nella maggior parte dei casi, il vero desiderio è che la persona che li ha offesi sia ripagata con la stessa moneta. Deve provare la stessa sofferenza e alle stesse condizioni.

Il perdono è l’unica risposta al rancore

A volte perdonare non è facile, lo sappiamo. Tuttavia, bisogna sempre ricordare che il perdono è innanzitutto un passo che permette di chiudere una tappa e recuperare l’equilibrio emotivo. La persona rancorosa non riesce a perdonare e per questo non fa che alimentare il suo risentimento, ricordando costantemente il peso dell’offesa o del danno subito.

Entra pertanto in un circolo vizioso che alimenta e intensifica la sua sofferenza. Abbiamo tutti il pieno diritto di sperimentare sensazioni negative verso chi ci ha feriti. C’è però un aspetto che non rientra nella normalità psicologica: mantenere quella rabbia in maniera permanente, quel ricordo doloroso e l’impronta che lo accompagna, finendo per trasformarlo in amarezza cronica.

Abbiamo il dovere morale di accettare il passato e avanzare. Ciò non significa dimenticare, ma semplicemente imparare ad avvalerci di certe strategie psicologiche per combattere le ferite e permetterci nuove possibilità.

Chi non ne è capace, chi non sa trovare una via d’uscita per scappare da tanta rabbia e amarezza, finisce per fare del rancore la sua forma di vita.

Un interessante studio realizzato presso l’Università dell’Ontario, in Canada, parla del bisogno di fornire alle persone rancorose strumenti per mettere in atto il perdono emotivo. Questo esercizio di salute, è determinante perché ci permette di liberarci dalle emozioni negative per generare una nuova realtà psicologica dalla quale si può iniziare a lavorare.

Ecco alcuni degli strumenti necessari:

  • devi lavorare sulla flessibilità del tuo pensiero, per imparare a vedere le cose da nuove prospettive;
  • hai bisogno di distrazioni per poter sviare lo sguardo dal passato al presente. Alimentarsi solo con i pensieri negativi di ieri impedisce di vivere in libertà. Pertanto è meglio iniziare nuovi progetti con cui fare nuove esperienze.

Il rancore è un abisso senza fondo e una landa senza frontiere. Nessuno merita di vivere in un simile scenario. Impariamo dunque a costruirci una via di fuga, un cammino per liberarci e respirare.

Ecco perché se provi rancore è bene prendere subito provvedimenti sani ed efficaci.

Come superare il rancore

Le conseguenze del rancore sono molteplici: senso di solitudine, accumulo di tensione, malattie psicosomatiche, scatti d’ira.

Ci sono dei segnali che ti fanno capire che il rancore ti sta divorando:

  • vivi le relazioni con l’aspettativa di essere ancora una volta deluso;
  • appena l’altro delude le attese, scatta la delusione;
  • la delusione si accumula, diventando rancore;
  • sviluppi ragionamenti persecutori, diventando l’unico metro di giudizio verso l’altro;
  • qualsiasi cosa, anche buona venga, da te, provi riserva, sospetto, critica.

Così, la tua energia vitale ristagna. Il rancoroso paralizza il rapporto nella condizione che inconsciamente sente più vantaggiosa: la vittima. Da lì non può nascere più niente di buono.

Ecco come vincere il rancore:

  • Non accumulare più. Da oggi, ogni volta che ti sembra che l’altro abbia mancato diglielo, serenamente.
  • Disintossicati. Sei pieno di pensieri negativi. Allontanali con l’attività fisica o con qualcosa che ti piace fare.
  • Perdona gli altri, ma prima di tutto te stesso.

Elena Ricci

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