Il fenomeno di Serra di Buda, come la scoperta della luna da parte di Ciaula

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Esiste una bellissima novella scritta dal grande Pirandello, che è perfetta per commentare una comunicazione della Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Cosenza, inviata all’Associazione ACRI, con sede in Acri.

In breve, a Ciaula – nome di un povero ragazzo costretto a lavorare, per anni, in una miniera di zolfo – una sera gli viene fatto di affacciarsi all’imbocco e vi resta incantato nel vedere la luna stampata in cielo con quel suo faccione. La scopre perché, vivendo nella miniera, non aveva mai visto quello spettacolo.

La Soprintendenza scopre le rocce vetrificate di Serra di Buda, in Acri, dopo l’ennesima segnalazione dell’ACRI.

Cosa c’entra questo con la novella di Pirandello?

Fate voi, amabili Lettori, perché io ne scrivo del fenomeno fin dagli anni 70 del secolo scorso o giù di lì, nel più perfetto silenzio di chi di dovere.

Come mai solo dopo un cinquantennio l’Ente anzidetto scopre quel fenomeno? Come mai in tanto tempo non s’è mosso? L’ACRI non esisteva, ma segnalazioni erano apparse, oltre che da parte mia, su riviste specializzate.

Non si può leggere tutto, si dirà. È vero! Del sito in questione, però, se ne parla e se ne scrive e discute dall’800!

Qualcuno ricorderà i miei articoli sulle affermazioni di Michele Arcangelo Scacchi che, circa due secoli fa, visita e scrive sul sito.

Ma, non si può leggere tutto!

Chi vive ad Acri ha sempre sentito di un vulcano, che esisteva sulla “Sierra”. A meno che non sia sordo, per sua disgrazia!

Si scopre il sito solo ora e si dice che si è stravolto o si potrebbe stravolgere lo stato dei luoghi. Su quella collina, si dimentica che la Soprintendenza deve aver dato parere favorevole per lavori, quelli sì che avranno potuto stravolgere lo stato dei luoghi.

Solo ora ci si accorge, per folgorazione improvvisa o per qualche tiratina d’orecchi, del fenomeno, che è sempre stato là e tanti inconsapevoli o meno avranno, nei secoli asportato materiali.

Ciaula scopre la luna solo ora; come mai? Sembra, inoltre, che avendo scoperto, dopo segnalazione, che in cielo splende la luna, che bisogna fare qualcosa per tutelarla, per salvaguardarla e dover riconoscere, ob torto collo, che si debba riconoscere l’amore di chi vuole salvaguardare questo aspetto e altro che il territorio di Acri custodisce, mentre, finora, se n’è ignora, perfino, il ben noto.

Chi ha omesso di prendere atto e cautelare un sito oltremodo noto? Perché?

Si dirà che non si può rispondere di quanto non si è fatto nel passato. Vero. Non è men vero, però, che solo l’azione di un’Associazione è riuscita a smuovere le acque su un fenomeno, del quale se ne discuterà in un convegno internazionale.

Meno male che chi di dovere scopre la luna! Ad ognuno le sue competenze. Riteniamo, però, che sia onorevole ammettere manchevolezze che vi sono state, evidentemente. Come sarebbe giusto e doveroso attribuire i dovuti meriti a chi segnala. Fare il contrario significa dissuadere chi potrebbe e dovrebbe segnalare; sarebbe oltremodo dannoso e diseducativo l’inveire, in modi diversi, su chi segnala e pretende di essere ascoltato non per fini personali o di carriera, ma per amore verso la propria terra o verso la cultura.

Ne scriviamo per l’ennesima volta, perché amiamo il nostro luogo d’origine manomesso in più parti nel silenzio assoluto di chi di dovere. C’è da chiedersi: – Come mai?

Tanti forse fanno proprio il motto del direttore didattico decritto ne “Il maestro di Vigevano”: Quieta non movere, sed mota quietare.

A chi non va giù il silenzio, però, bisogna pur capire che quel motto non garba.

Giuseppe Abbruzzo

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