Libri al rogo!
I libri, nel tempo, ebbero sorte uguale agli uomini. O si dovrebbe dire, come sentenzia il nostro popolo: – Non potendo prendersela col bue lo si fa con le corna -.
Non dimentichiamo, sotto questo aspetto la decantata Atene che proibì le opere di Protagora e, con l’assistenza di un pubblico banditore furono raccolti gli esemplari che si poterono trovare e furono arsi.
Il senato di Roma fece fare la stessa sorte agli scritti di Numa Pompilio, secondo re di quella città. La giustificazione: era in contrasto aperto con la religione dello stato.
Stessa sorte subirono il De natura Deorum o De divinatione di Cicerone.
Si dice che Augusto, dichiarando guerra ad astrologi e maghi vari mandò al rogo oltre ventimila scritti della materia.
Dichiararono guerra ai libri non solo i governanti laici, ma anche gli ecclesiastici!
Eguale provvedimento dei precedenti seguì papa S. Gregorio I che, volendo bruciare i libri di astrologia fece fare la stessa fine ad antichi codici.
Si dice, pero, in questo caso che è tutta una calunnia e noi diciamo che a questo “mondo” tutto è possibile.
Antioco Epifane, ci ricorda qualcuno vicino ai nostri tempi, per aver fatto dare alle fiamme i libri degli ebrei. Potremmo continuare a lungo.
Si può dissentire con questo o quell’autore, ma bisogna rispettarne le idee, confutarle democraticamente, non distruggerle col fuoco.
Sulla questione, in un giornale del febbraio 1775, si legge quanto avvenuto in Lisbona il 25 gennaio di quell’anno: “Dopo un secolo e mezzo dalla sua pubblicazione è stato proscritto, lacerato, e bruciato per mano del Carnefice sulla nostra pubblica Piazza del Commercio un Libro intitolato “Anacephaleosis de Monarchia Lituania”. Autore Emanuelle Boccaro Frances, stampato in Lisbona presso Antonio Alvarez 1624. Quest’opera essendo ripiena de’ pregiudizj, e degli errori degli Alchimisti, e Astrologj giudiciarj, che erano allora in gran credito, è meritatamente incorsa nel nostro secolo nella severa proibizione di questa R(eal) Mensa Censoria, nel di cui Editto de’ 9 Dicembre 1774, si fa chiaramente vedere essere la detta Anacephaleosis, ed altri libri di simil gusto tanti artificj della soppressa Compagnia per introdurre nel popolo il fanatismo, e l’ignoranza, che molto giovavano agl’indiretti fini della me(esima)”.
La motivazione, contenuta in questa ultima parte è veramente egregia. Come faceva il “popolo” a essere influenzato da quel libro o da altri se quanti sapevano leggere e scrivere erano pochi, se non pochissimi? Il “popolo”, però, è sempre un buon paravento, in qualsiasi occasione, allora, come ora.
Fra quanti mandavano i libri al rogo vi è, purtroppo, anche la Chiesa come già accennato! Basta ricordare i papi: Gelasio, Sinimaco, Ormisola che fecero falò dei libri dei Manichei. Né sono esenti i Calvinisti che arsero intere biblioteche.
Per quanto avveniva negli anni citati si dirà: – È storia passata! -, ma episodi del secolo scorso e in anni a noi più vicini confermano che il mandare i libri al rogo non è finita in quegli anni bui.
W la libertà d’espressione!
Giuseppe Abbruzzo