Il mantra del Pnrr

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Sulle enormi potenzialità del PNRR di generare sviluppoeconomico e sociale nel nostro Paese, si stanno consumando fiumi di inchiostro.

Non esiste un dibattito pubblico e politico, a tutti i livelli territoriali, in cui non si discuta del Piano.

Si tratta, oramai, di un mantra collettivo, recitato a volte per esorcizzare il rischio di un futuro incerto.

Se nubi emergono all’orizzonte, ma l’amara sorte è già presente, e prospettive di miglioramento delle condizioni generali bisogna offrire alle persone, ecco allora il richiamo al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

A ben vedere, per coloro che recitano la formula magica, la cui efficacia non dipende dalla loro diretta partecipazione interiore, il solo rivolgersi all’antidoto della crisi risolve ogni problema.

Per essi, non importa dimostrare se effettivamente si conosce la filosofia di fondo del Piano, le singole missioni e componenti, gli specifici investimenti, la presenza dei bandi, la loro scadenza, ma è sufficiente nominarlo per dischiudere le porte di un domani florido e luminoso.

Loro malgrado, però, non funziona così.

Allo stato attuale, il PNRR, che vedrà il suo orizzonte di applicazione terminato entro il 2026, registra ritardi nella sua attuazione soprattutto negli investimenti diretti ai governi locali, regionali e comunali.

Ovviamente noi del Sud, ne siamo i protagonisti più apprezzabili.

L’origine di tutto ciò è composita e si basa su inveterati deficit strutturali in materia di programmazione, a cui si è associata una mancata reale attività di supporto tecnico dello Stato alle Amministrazioni locali per sopperire alle indicate criticità.

Di non secondaria rilevanza sono anche le complessità delle procedure di bando e le finestre di apertura e chiusura degli stessi, troppo strette per garantire una sostanziale e solida dimensione di progettazione.

Quindi, se così è, forse sarebbe opportuno assicurarsi gli strumenti più adeguati, anche conoscitivi, per gestire i programmi di investimento, per centrare obiettivi e traguardi nei tempi determinati, evitando di recitare la diffusa formula magica, che non ha e non avrà alcuna efficacia, nemmeno esorcizzante.

Il rischio concreto è che in un Paese come l’Italia a doppia velocità, il divario territoriale fra Nord e Sud, alla fine dell’attuazione del Piano, si allarghi maggiormente.

In quel momento, allora, nessuna preghiera potrà essere più rivolta.

Angelo Montalto

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