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Il tempo quotidiano è come monopolizzato dall’uso dei telefoni e dalla frequentazione dei social, emergono però, soprattutto tra i più giovani, esperienze di “sconnessione” digitale attiva e consapevole, si tratta di casi isolati non significativi o di un cambio di prospettiva che lascerà il segno?

Iniziano a essere diverse le iniziative di sconnessione consapevole da Internet. Alcune prime esperienze sono state quelle di giovani newyorchesi che hanno spontaneamente lasciato il telefono a casa per incontrarsi nel parco, a Central Park, e dedicarsi alla lettura, alla scrittura, alle discussioni tra amici o semplicemente a guardarsi attorno, osservare il mondo, così, senza far niente.  Anche in Italia iniziano a manifestarsi iniziative di questo genere. Ecco di seguito alcuni esempi. L’istituto superiore Checchi, in Toscana, vicino Firenze, da anni sceglie alcuni studenti disposti a rinunciare al telefono per una settimana, coloro che accettano vengono invitati fuori Firenze tra escursioni nei boschi, o nei paesini a sperimentare come affrontare attivamente e creativamente la privazione. Il liceo Malpighi di Bologna ha vietato l’uso di telefoni sia agli studenti che ai professori provocando uno strano paesaggio umano di corpi nel cortile che non stanno a testa bassa sui telefoni.  Da qualche tempo si sta sviluppando in Italia l’esperienza collettiva de “I Patti Digitali”, si tratta di una iniziativa promossa dall’Università Bicocca in collaborazione con associazioni attive nel campo dell’educazione che dal 2022 promuove una serie di regole per un uso diverso della tecnologia da parte di bambini e ragazzi. Oltre 200 realtà, tra associazioni di genitori, comitati locali, comunità scolastiche stanno aderendo ai patti. Si incoraggia a sconnettersi dalla rete, a disincentivare i videogiochi nella fascia d’età tra 0 e 6 anni e a rinviare la consegna dello smartphone alla scuola media.

I genitori che partecipano al Patto si accordano sull’età di arrivo dello smartphone in famiglia, concordano regole per l’uso dei social media, nel fare in modo di sviluppare le competenze digitali. Il progetto è partito con due realtà in Friuli (Gemona) e Lombardia (Vimercate). I Patti coinvolgono oggi in Italia oggi oltre 1.500 tra genitori insegnanti.

In alcune città italiane gruppi di genitori si incontrano e decidono come comportarsi con i figli per aiutarli a sconnettersi, tutti uniti contro la retorica che l’accesso generalizzato a internet sia un segno di democratizzazione. I giovani che scelgono di sconnettersi, prima di aderire al “patto” della sconnessione, partecipano a incontri formativi su come comportarsi quando si trovano soli in una classe connessa e lavorano con operatori esperti per gestire la paura di essere tagliati fuori. Il termine per definire questa paura è ‘Nomofobia’ (NO Mobile Phone PhoBIA) e viene impiegato per sottolineare i rischi della condizione psicologica della sconnessione.  

I pediatri discutono attorno ai rischi dei dispositivi sui giovani e legalmente, nessun bambino/bambina potrebbe iscriversi a un social prima dei 13 anni, Whatsapp compreso. Si parla anche di patentini digitali a scuola per un uso consapevole delle tecnologie digitali.

L’esigenza generale dietro queste nuove sperimentazioni di sconnessione è la ricerca di un nuovo equilibrio, la possibilità di riattivare stimoli sensoriali dimenticati e la possibilità di sviluppare capacità per ri-organizzare il proprio tempo limitando l’interferenza del digitale nelle attività quotidiane. Una sfida da cogliere!

Assunta Viteritti

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